I coltivi

Nei terreni agricoli le attività colturali provocano un disturbo più o meno forte sulla flora spontanea, ed in genere le specie erbacee annuali sono favorite rispetto a quelle perenni: ad esempio, nei vigneti l'insediamento delle erbe selvatiche può avvenire solo nel periodo di riposo tra la vendemmia e la primavera.
Nelle aree marginali, di confine, o troppo scomode per la lavorazione del terreno, si trovano siepi e macchioni (gli 'sporchi'): qui dominano alcune specie arbustive della famiglia Rosacee, quali il Rovo (Rubus fruticosus), la Rosa selvatica (Rosa canina), il Prugnolo (Prunus spinosa) ed i Biancospini (Crataegus sp.).
Questi habitat, caratteristici dei paesaggi dove permane un'agricoltura di tipo tradizionale, sono elementi importanti per il mantenimento della biodiversità. Oltre a dare rifugio a molte specie di piccoli mammiferi, uccelli, rettili e farfalle. Nei coltivi le siepi e i macchioni sono dei veri corridoi ecologici che permettono un più facile spostamento della fauna minore tra le aree boschive.

Capriolo (Capreolus capreolus): La popolazione di questo cervide è in netto incremento nelle nostre zone, a causa sia della grande adattabilità del Capriolo sia alla presenza di ambienti particolarmente idonei alla sua riproduzione, come boschi alternati a coltivi. E' un animale aggraziato, slanciato e attivo soprattutto al crepuscolo, che al massimo può arrivare a 25 kg di peso e che in natura può vivere fino a 14 anni. I maschi sono muniti di palchi ossei soggetti a caduta annua tra ottobre e dicembre: in seguito i palchi si rinnovano per essere pronti tra il luglio e l' agosto successivi  per sostenere le attività riproduttive. Soprattutto in questo periodo i maschi  emettono il caratteristico “abbaio” , un comportamento volto a tenere lontani dal territorio gli altri pretendenti nella stagione degli accoppiamenti. In primavera la femmina partorisce uno o due piccoli, che sono  lasciati da soli anche per parecchio tempo mentre essa è a brucare nelle vicinanze. In questi casi sono spesso  scambiati per 'orfani ' e soccorsi, ma è invece buona norma, in assenza di altre evidenze, non avvicinarsi e non toccarli per non indurre l'abbandono da parte della madre. Da questa posizione, in particolare all'alba e al tramonto, si possono osservare regolarmente alcuni esemplari di Capriolo mentre si alimentano al confine tra il bosco e la vigna.

Colombaccio (Columba palumbus): Per la forma e il piumaggio grigio può sembrare un Piccione di città, ma è decisamente più grosso e presenta sempre una tacca bianca ai lati del collo e una banda trasversale bianca sulle ali, ben evidente in volo. Il Colombaccio nidifica nei boschi e si nutre a terra spostandosi anche in aree aperte coltivate, dove ricerca semi: in inverno consuma molte ghiande. Negli ultimi anni in Toscana questa specie ha ampliato il suo areale, insediandosi anche in pianura e nei parchi urbani delle grandi città. Le popolazioni del nord Europa sono migratrici e si spostano ogni anno per trascorrere l'inverno lungo le coste mediterranee. Il territorio dell'ANPIL si trova lungo una rotta utilizzata da questa specie in autunno. In particolare l'area viene attraversata da nord / nord-est verso sud / sud-ovest, sfruttando il corridoio tra Case Pugliano e Podere Monte lungo la direttrice che prosegue in direzione Poggio al Vento – Pietto. Da questa posizione, nelle giornate favorevoli di ottobre ed in particolare nelle mattine della terza decade, si possono osservare gruppi anche numerosi di migratori. Il Colombaccio è comunque presente nell'ANPIL anche con una popolazione stanziale.

Codirosso (Phoenicorus phoenicorus): Questa specie, che in origine era diffusa solo nei boschi più aperti, si è adattata anche nel Chianti alla presenza antropica. Si può osservare sulle antenne o sui tetti dei poderi o nei piccoli borghi, oppure sulla cima di grossi alberi (cedro, noce, quercia) sempre in vicinanza di edifici, in quanto le cavità dei muri sono usate per la nidificazione. Il Codirosso è una specie migratrice, presente nell'ANPIL da marzo a settembre.

Upupa (Upupa epops): Inconfondibile per la disposizione dei colori, la tipica cresta ed il lungo becco, questa specie migratrice è presente nell'ANPIL da marzo ad agosto. Si osserva a terra sui terreni con erbe basse e rade, mentre cattura insetti e vermi che estrae dal suolo con il lungo becco: quando vola si notano l'andamento 'sfarfallante' e le ali arrotondate e larghe.  Il nome della specie è onomatopeico, cioè prende origine dalla trascrizione del canto, una serie di tre note basse ('u-pu-pu'). Nidifica in cavità di vecchi alberi o di edifici.

Saltimpalo (Saxicola torquata): Come indica il nome, il Saltimpalo ha l'abitudine di restare a lungo su posatoi poco elevati da terra, sia naturali che artificiali, dai quali spicca brevi voli per catturare insetti a terra. Frequenta aree aperte come i margini dei vigneti e gli incolti, con vegetazione rada e bassa e qualche arbusto, su terreni asciutti e assolati. Il nido viene costruito a terra.

Orchedea purpurea (Orchis purpurea): Tra le orchidee diffuse in Italia è quella con il fiore più grande, ed anche una delle più facilmente osservabili in quanto per le sue dimensioni svetta in mezzo ad erbe più basse. I colori vanno dal bianco al rosso porpora, con i sepali e i petali bruno purpurei. L’ infiorescenza, piuttosto tipica, è rappresentata da una spiga densa e lunga fino a 15 cm. Le foglie sono lucide, lunghe e lanceolate, e possono raggiungere i 10 cm di lunghezza. Fiorisce da aprile a giugno ed è distribuita dal mare fino a oltre 1300 metri di quota.