Gli arbusteti

Le zone dove la vegetazione è dominata dagli arbusti corrispondono a quelle aree non idonee allo sviluppo del bosco, oppure dove questo ha subito un processo di degradazione in seguito a tagli o pascolo eccessivi, incendi, o altri fattori di disturbo.  

Così nei boschi di Roverella, su terreni calcarei e più poveri, si possono formare boscaglie basse e rade dove  entrano specie come la Ginestra di Spagna (Spartium junceum) e il Ginepro (Juniperus communis), oltre a diversi arbusti della famiglia Rosacee presenti nelle siepi. Nei terreni a minor tenore di calcio è invece più probabile la formazione di arbusteti dominati da specie della famiglia Ericacee (gli 'scopeti') e dalla Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius).

In queste zone troviamo:

Moscardino (Muscardinus avellanarius): piccolo e grazioso roditore, il moscardino arriva al massimo a pesare 40 g. Il nome scientifico della specie deriva dalla sua “passione” alimentare, ovvero le nocciole ( il nome scientifico del Nocciolo è Corylus avellana), anche se  frutta, noci, ghiande e germogli vari rappresentano  cibi  alternativi.  La pelliccia è castano-chiara, fulvo-giallastra sul dorso e sui fianchi, nonché bianca sulla gola e sul ventre. Specie notturna-crepuscolare, si arrampica sugli alberi con agilità, abilità ed eleganza. Il nido, nel quale trascorre il “lungo” sonno invernale e ospita i nuovi nati per almeno 30 giorni, è costruito nei  cespugli, nel folto delle siepi e nelle cavità dei tronchi. La durata massima della vita in natura è di 4 anni.

Zigolo nero (Emberiza cirlus): lo zigolo nero, pur essendo comune nella nostra regione, è una specie poco conosciuta in quanto di difficile osservazione. Vive nei cespugli e nelle siepi al margine tra i boschi e i coltivi, come vigneti e oliveti, preferendo aree assolate e suoli asciutti, ma esce poco allo scoperto. Il canto è un veloce trillo metallico (zi-zi-zi-zi-zi), ed è spesso l'unico indizio della sua presenza.

Erica arborea (erica arborea): è la più imponente delle nostre eriche, potendo raggiungere i 5 metri di altezza, e preferisce suoli acidi in località ombreggiate. Si distingue dalle altre specie della famiglia per i fiori bianchi, abbondanti e profumati, visibili già da marzo, e per i rametti coperti da una densa peluria. Il legno ha un elevato potere calorico ed è utilizzato nella fabbricazione di pipe (un altro nome della specie è 'scopa da ciocco'). Si può osservare nella radura sulla destra lungo la strada che scende verso Badia.

Cisto villoso, cisto marino (cistus incanus, cistus monspeliensis): i cisti sono piante tipicamente mediterranee, e le specie della flora italiana possono essere distinte in due gruppi in base al colore bianco o rosso-violaceo dei fiori. Il Cisto marino ha fiori bianchi e foglie senza picciolo e molto vischiose: preferisce terreni silicei. Il Cisto villoso, più frequente, ha fiori rosei e foglie con picciolo, ed è più tollerante rispetto alla composizione del terreno. In entrambe le specie i fiori hanno una breve durata, ma la loro abbondanza permette di osservare i cisti in fioritura continua dalla primavera all'estate.

Elicriso o tignamica (helichrysus italicum): il nome di questa specie deriva dai colori giallo-oro (dal greco, helios = sole e chrysos = oro) dei suoi capolini ( insieme di piccoli fiori detti “ flosculi ” ), che fioriscono tra luglio e agosto. E’  una pianta cespugliosa alta 30-40 cm, dalle tonalità grigio-biancastre. Le foglie, lunghe fino a 5 cm e slanciate, sono rivestite da una fine peluria.  L'infiorescenza è composta da numerosi capolini conici ognuno avente 12-15 fiori, raggruppati a 20-30. I fiori, posti all’apice del fusto, emanano un odore intenso, aromatico e piacevolmente inconfondibile. Piuttosto comune, predilige luoghi rocciosi fino a oltre 800 m di quota. Le foglie, con moderato aroma al curry, possono essere usate in cucina in particolare per insaporire risotti, minestre e carni.

Rosa canina (rosa canina): è la rosa più comune in Italia e si trova fino a quasi 2000 m di quota. Il nome fu coniato da Plinio il Vecchio in seguito alla guarigione di un soldato romano dalla rabbia dopo aver consumato un decotto delle radici della rosa. La Rosa canina è un arbusto spinoso che in alcuni casi arriva a oltre 3 metri di altezza.  Le foglie, ognuna composta da 5-7 foglioline, vengono perdute nel corso dell’autunno. Fiorisce da maggio a luglio: i  fiori, singoli o raggruppati a tre, hanno  petali  piuttosto grandi, bilobati e tendenti al rosa. I frutti, carnosi e di un rosso molto vivace, raggiungono la maturazione nel tardo autunno, e risaltano proprio a causa dell’assenza delle foglie. La pianta possiede alcuni principi attivi usati dalle industrie farmaceutiche, alimentari e cosmetiche. Le parti commestibili e in particolare i frutti contengono elevate concentrazioni di vitamina C.